venerdì 31 luglio 2015

I "matti" dell'Accademia della follia raccontano la "normalità" della guerra

Una triestina a RomaMartina Seleni

I "matti" dell'Accademia della follia raccontano la "normalità" della guerra

Riporto uno stralcio della lunga intervista che ho fatto per "Il Piccolo" aClaudio Misculin, fondatore della compagnia teatrale "Accademia della Follia", nata nel 1974 all'interno del manicomio di Trieste come il primo "teatro dei matti" della storia. Stasera alle 21.00 l'Accademia proporrà il suo ultimo lavoro, “Guerra '15-'18. Le 12 battaglie dell'Isonzo”, a Trieste nel comprensorio di San Giovanni, davanti al Posto delle Fragole. Ecco alcune interessanti considerazioni del regista-attore sui concetti di "guerra", "follia", "normalità"...

Accademia FolliaNella nostra civiltà, da una parte ci sono personaggi che ricoprono ruoli di rilievo, con ricchi depositi in banca e posizioni di potere. Dall’altra, ci sono i proletari, i matti. Ma quando si scopre che dietro qualsiasi uniforme, qualsiasi camice, qualsiasi numero c’è sempre e soltanto un uomo e si inizia a esaltare “l’essere umano” e a sminuire “la divisa”, allora ci troviamo di fronte a un’intuizione geniale. Da questa intuizione è partita la rivoluzione di Franco Basaglia: per lui dietro ad ogni camicia di forza c’era un uomo, non una pratica burocratica.

Basaglia parlava sempre di “deistituzionalizzazione”, che significa togliere qualcosa alla burocrazia per restituirlo all’uomo. Con il nostro spettacolo sulla guerra, l’obiettivo che ci prefiggiamo è proprio quello di parlare dell’uomo che si nasconde dietro la divisa di soldato. E riuscire vedere l’essere umano che sta dietro ad una divisa, immersi come siamo in questa palude di burocrazia, è un’impresa improba. Per riuscire a farlo bisogna essere dei geni, o dei pazzi. Ecco: Basaglia era un genio… mentre noi siamo pazzi!

Dunque che cos’è, secondo noi "matti", la guerra? A prima vista, sembrerebbe una cosa fatta dai soldati... ma in verità non è così: il sangue, certo, è quello dei soldati, ma il guadagno è del mandante. E il mandante fa parte di quel famoso mosaico dell’”istituzionalizzazione” di cui parlavo prima, e di cui la guerra non è altro che un tassello: il più redditizio! La guerra, insomma, è una cosa “normalissima” all’interno della civiltà che la partorisce… e infatti, non viene mica decisa da un “pazzo” in camicia di forza! Il soggetto che la decide, al contrario, è un mister “normalissimo” in giacca e cravatta… e non un “normalissimo” qualsiasi, ma il "boss" dei “normalissimi”: magari, proprio un primo ministro! Ecco perché la guerra è la cosa più lontana che ci sia dal concetto di “follia”!

Gli attori interpreteranno diverse lettere realmente scritte da soldati tedeschi, sloveni e italiani, tra cui quella del barlettano Giuseppe Carli, prima medaglia d’oro alla memoria d’Italia. Queste letture drammatiche verranno inframezzate da una serie di gag dal sapore comico ed arricchite da interventi musicali a tema eseguiti dal vivo da Elisa Frausin ed Edy Meola, quest’ultimo ideatore e coautore dello spettacolo assieme a Misculin.

Sul palco assieme a Misculin stasera ci saranno il primo attore Dario Kuzma e Giuseppe Feminiano, Giuseppe Denti, Daniela Candelli, Fran Hagelskamp, Giuliana Zidarič. Tecnico audio luci Jan Meola.
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